Essere un avvocato per l’immigrazione come l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri del foro di Roma non è affatto semplice. Si viene a contatto ogni giorno con storie che fanno accapponare la pelle. Difficoltà inimmaginabili, per noi che siamo nati dalla parte giusta del mondo. Dalla parte pulita. Quando andiamo a letto, non abbiamo paura delle bombe che cadono dal cielo. Non temiamo per la vita dei nostri bambini ogni giorno. Non siamo perseguitati per il nostro credo, razza, orientamento. Il permesso di soggiorno è l’obiettivo di ogni immigrato, ma c’è tanto da sapere e da conoscere è non è affatto così semplice integrarsi. Avere la cittadinanza italiana da immigrato, poi, è praticamente impossibile, perché la legge italiana impone un determinato iter, che dura svariati anni. Le tipologie dei permessi di soggiorno, ricorda l’Avvocato Pitorri, possono mettere in difficoltà l’immigrato, ed è per questo motivo che ci sono delle figure importanti come gli avvocati. Perché può anche capitare che i rifugiati vengano persino truffati: anche la beffa, dopo tutto ciò che hanno passato e trascorso.
Storie di rifugiati e immigrati: odissee da non dimenticare
Gli immigrati vengono di solito aiutati nei centri di accoglienza, ma anche gli avvocati permettono loro di ottenere dei diritti fondamentali. Ci viene in mente una figura come l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, che da anni si batte affinché il processo di integrazione avvenga nel modo migliore, combattendo stereotipi, pregiudizi ed estirpando la radice del razzismo. Per fare ciò, è fondamentale leggere le storie degli immigrati: mettersi nei loro panni.
“Non avevo nulla con me quando partii per il mio viaggio della speranza, solo quegli stracci che avevo addosso. Non mi hanno protetto dal fresco della sera né dalla calura del giorno. Ero disperato. Dovevo lasciare il mio paese a ogni costo. Siamo stati vessati sulla nave, caricati come bestiame. Non c’era spazio, non si respirava. Ogni tanto mi affacciavo a vedere il mare, ma avevo paura di cadere. Un barcone strettissimo, eravamo circa 40 persone. Ricordo che molti gridavano, altri piangevano. C’era anche un bambino. Pensai: dov’è finita l’umanità? Su quella barca, non c’era Dio…”
“Quando mi sono imbarcato, non sapevo dove saremmo andati. Non lo sapeva nessuno in realtà. Dicevano l’Italia, ma in realtà siamo rimasti per giorni fermi, senza una meta. Non so cosa aspettavamo. Forse un segnale. Io pregavo, in mezzo al mare, di non morire. Ma mi sentivo già un po’ morto dentro. Quando ho salutato la mia terra sapevo che non l’avrei rivista. E così è stato. Sono in Italia da dieci anni, oggi sto finalmente bene, sono stato aiutato dall’Avvocato Pitorri. Non è stato facile, ma la fortuna mi ha sorriso. Dopo tanto dolore e sofferenza, so cosa vuol dire vivere senza avere paura. Vado a dormire sereno alla notte, senza più temere il futuro”